Dopo esserci soffermati sui suoi aspetti generali (link articolo precedente), è opportuno andare a definire cosa non è la gamification. Vi sono tutta una serie di asimmetrie informative a riguardo, alcune delle quali sono analizzate nel libro “The gamification of learning and Instruction” di Karl Kapp. Vediamole una ad una:

– Premi, punti, badges. Qualora siano presenti (non è scontato), questi rappresentano gli elementi meno utili della gamification e ricoprono una posizione decisamente marginale all’interno dell’ambiente game-based. Purtroppo, spesso vengono identificati come la sua vera essenza. E’
opportuno ricordare che il vero potere della gamification risiede nell’engagement, lo storytelling, la competizione, il problem solving, ecc.

– Banalizzazione dell’apprendimento. La Gamification non rappresenta un’alternativa al vero apprendimento ma ne è la naturale evoluzione. Purtroppo l’elemento del gioco è spesso associato con attività puramente ludiche e che nulla hanno a che vedere con l’apprendimento. Ciò è
sbagliato, in quanto il “learning by gamification” può essere difficile, sfidante e talvolta anche stressante. Una buona progettazione degli strumenti assicura l’acquisizione di skills, concetti, abilità.

– Qualcosa di nuovo. Sebbene il termine gamification sia piuttosto recente, i suoi meccanismi non lo sono affatto.

– Facile da progettare. Creare l’ambiente gamification è tutt’altro che semplice in quanto richiede un grande sforzo di progettazione e sviluppo. Il processo di realizzazione richiede in genere molto tempo in quanto è necessario determinare il tema, il sistema di punteggio, e il modo per
determinare il vincitore.

– Puro gioco. Guardare solo ad alcune meccaniche del game come gli scores, i punti, i premi, i badges e così via dicendo, è un errore che ci allontana dalla vera natura della gamification. Il miglior approccio è quello di considerare l’esperienza del partecipante e l’ambiente game-based nella loro totalità, piuttosto che soffermarsi sui singoli elementi di gioco.

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